giovedì 7 maggio 2015

Eremo dei Frati Bianchi

Le Marche custodiscono al loro interno innumerevoli luoghi dove l'uomo, durante il corso del tempo, ha avuto la possibilità di sentirsi maggiormente in contatto con il divino. Si tratta di luoghi mistici, dominati dal silenzio, che hanno spinto molti a praticarvi quella che veniva considerata la più alta forma di monachesimo: l'eremitismo.


Uno di questi posti pieni di fascino è l'Eremo dei Frati Bianchi di Cupramontana, luogo ancora oggi carico di attrattive, immerso nel verde dei colli marchigiani, circondato dai boschi. L'edificio principale fa da sfondo ad un grande giardino che accoglie chi decide di incamminarsi per il sentiero diretto in questo luogo dal fascino spirituale. Sulla sinistra si susseguono invece le celle dove i monaci si recavano per trascorrere alcuni periodi in completa ascesi. Le stanze sono state scavate direttamente nella roccia, per questo il monastero è conosciuto anche come Eremo delle Grotte.

Come Arrivare

Dopo aver imboccato l'uscita Apiro Mergo della SS73 si prosegue per circa 2,5 km verso Apiro fino a quando non si trovano indicazioni sulla sinistra. Da qui l'eremo può essere raggiunto a piedi, proseguendo lungo un sentiero che passa all'interno del bosco: si tratta di un'area floristica protetta di circa 20 ettari all'interno della quale sono presenti diverse specie di piantagioni rare o particolari, come l'ontano nero, il giglio rosso, l'orchidea piramidale, etc... Il breve, ma suggestivo sentiero che porta fino allo spiazzo dove troverete l'eremo è costeggiato dal ruscello anticamente denominato Fossato del Corvo.

I Camaldolesi

La congregazione Camaldolese consiste paradossalmente in un "gruppo di eremiti". Un ordine simile venne fondato perché l'eremitismo veniva sì considerato come la forma perfetta del monachesimo, ma, d'altra parte, era anche la più pericolosa, perché nella solitudine si poteva cedere alle tentazioni. Grazie a queste congregazioni però, i monaci potevano ricevere la giusta formazione durante la vita comunitaria e, in seguito, quando venivano considerati abbastanza maturi spiritualmente, potevano spostarsi dal cenobio all'eremo.

I Camaldolesi vennero fondati da San Romualdo e si insediarono in numerose aree del centro Italia, tra cui l'Eremo dei Frati Bianchi, che prende il nome dal saio candido appartenuto alla congregazione, stanziata in questo luogo per più di quattro secoli.

I Personaggi

Giovanni Maris e Matteo Sabbatini: Giovanni Maris fu probabilmente il primo eremita a vivere in una grotta di questa zona, scavata ad una decina di metri d'altezza. Dopo aver passato buona parte della sua esistenza in ascesi, nella speranza di guadagnarsi la beatitudine eterna la grotta gli venne donata con regolare atto notarile dal suo legittimo proprietario. Questo è il primo documento che abbiamo sull'eremo. Matteo Sabbatini, emulo di Giovanni, si scavò una grotta di fianco a quella del confratello per poterlo assistere durante l'ultimo periodo di vita. Rimase in questi luoghi fino alla sua stessa morte.

Antonio da Ancona: Antonio da Ancona fu un personaggio particolare ed enigmatico. Chiese di essere ammesso all'Ordine dei Camaldolesi pur non sapendo molto di regole monastiche e religione, inoltre non avvicinava nessuno, non parlava mai di se e diceva di essere anconetano pur avendo un accento diverso. Le persone iniziarono ben presto ad interrogarsi sul suo passato e ad essere sospettose nei suoi confronti. Oggi conosciamo il perché di questo comportamento grazie agli annali camaldolesi che ci dicono "Questi nato a Recanati, qui in gioventù aveva preso moglie, ma in seguito, come era noto a tutti, avendola sorpresa in flagrante adulterio, egli stesso l'aveva uccisa. Essendo poi Antonio di natura mite e di animo pio, quantunque poco avesse da temere dalla giustizia terrena, tuttavia non poteva non temere il tremendo giudizio di Dio..." decise quindi di espiare le proprie colpe vivendo come eremita.

I fratelli Tanaglia: Ludovico e Raffaele tanaglia cercarono di essere accolti all'eremo dei frati bianchi nel 1526. Dopo aver abbandonato le armi erano infatti desiderosi di entrare a far parte dell'Ordine Francescano dell'Osservanza, ma vi avevano trovato una tale inosservanza della disciplina e rilassatezza di costumi che avevano deciso di ripiegare verso il modello di vita ascetico dell'eremo. I due vennero però allontanati per il timore di attirare odi e inimicizie da parte degli osservanti e questo portò a conseguenze importanti per tutta la storia regionale: dopo essere stati respinti ripresero il loro girovagare e raggiunsero Camerino, dove si aggregarono a Matteo da Bascio. Qui, appoggiati da Caterina Cybo diedero vita all'ordine dei frati Cappuccini.




Oggi l'Eremo dei Frati Bianchi sta venendo ristrutturato ed è sede di numerosi eventi, ma è splendido da visitare anche in solitudine, così da poter passeggiare in un ambiente in cui si respira la calma di un luogo dove il tempo sembra essersi fermato, osservare la splendida vista della vallata oltre il bosco e rivivere quella condizione di vicinanza con il divino che ha accompagnato l'esistenza di chi, in questo posto, ha scelto di trascorrere la vita.

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